A che punto siamo con la crisi?

In questo articolo presento qualche dato utile per capire come si sta evolvendo il quadro internazionale e nazionale a quattro anni dall'inizio della Grande Crisi (per chi ancora non lo sapesse, questo è il nome utilizzato per definire l'attuale crisi).

Nella prima tabella è mostrato l'andamento del Pil di alcune grandi economie. Vedete rappresentati gli anni dal 2007 al 2010 e una quinta colonna in cui vi è la somma delle variazioni. Dal punto di vista prettamente matematico-statistico-economico è errato proporre la somma delle variazioni, perchè produce un risultato non in linea con la realtà dei numeri. Ma esso è un modo comunque veloce per capire qualcosa in più di ciò che è avvenuto nel corso degli ultimi quattro anni. Il dato non sarà perfetto dal punto di vista matematico, ma ci fornisce informazioni utili.

Prodotto Interno Lordo 2007 2008 2009 2010 somma 2007-2010
Stati Uniti +1,9% 0% -2,6% +2,8% +2,1
Cina +14,2% +9,6% +9,2% +10,3% +43,3
Giappone +2,3% -1,2% -6,3% +3,9% -1,1
Germania +2,8% +0,7% -4,7% +3.5% +2,3
Francia +2,3% +0,1% -2,5% +1,4% +1,4
Gran Bretagna +2,7% -0,1% -4,9% +1,3% -1,0
Canada +2,2% +0,5% -2,5% +3,1% +3,3
Italia +1,4% -1,3% -5,2% +1,3% -3,7
Brasile +6,1% +5,2% -0,6% +7,5% +18,1
Corea del Sud +5,1% +2,3% +0,2% +6,1% +13,7
Fonte: Fondo Monetario Internazionale

L'andamento del PIL ci mostra che il 2009 è stato l'anno peggiore della crisi. Solo due Paesi nel 2009 sono cresciuti, la Cina e la Corea. Tutti gli altri mostrano segni negativi. La recessione più intensa l'ha segnata il Giappone (-6,3%), a seguire l'Italia (-5,2) e la Gran Bretagna (-4,9%).

Nel 2008 la situazione era stata diversa. Vi erano tre Paesi con crescita negativa (Giappone, Gran Bretagna e Italia), gli Stati Uniti in piena stagnazione (0,0%) e gli altri Paesi in crescita. Il dato peggiore del 2008 è quello italiano.

Nel 2010 sembra essersi avviata la ripresa. Tutti i Paesi ritornano a cresce. La crescita più consistente la registra la Cina (+10,3%), che è anche il Paese con la crescita più forte in tutti gli anni presi in considerazione, mentre la crescita minore è quella di Italia e Gran Bretagna (+1,3%).

Nell'ultima colonna, come anticipato, trovate la somma delle variazioni. Nei quattro anni la variazione più positiva è quella registrata dalla Cina, quella peggiore è quella dell'Italia.

Come secondo dato esaminiamo il tasso di disoccupazione (con tutte le famose precauzioni da utilizzare quando si esamina questo indicatore). Si tenga presente che gli effetti sulla disoccupazione sono solitamente ritardati. E' probabile, quindi, che essa continuerà a salire in qualche Paese anche nel 2011.

Tasso di disoccupazione 2007 2008 2009 2010 variazione 2010-2007
Stati Uniti 4,6% 5,8% 9,2% 9,6% +5,0%
Cina 4,0% 4,2% 4,3% 4,1% +0,1%
Giappone 3,9% 4,0% 5,1% 5,1% +1,2%
Germania 8,4% 7,3% 7,5% 6,9% -1,5%
Francia 8,3% 7,8% 9,5% 9,7% +1,4%
Gran Bretagna 5,4% 5,6% 7,5% 7,8% +2,4%
Canada 6,1% 6,2% 8,3% 8,0% +1,9%
Italia 6,2% 6,7% 7,8% 8,5% +2,3%
Brasile 9,3% 7,9% 8,1% 6,7% -2,6%
Corea del Sud 3,3% 3,2% 3,7% 3,7% +0,4%
Fonte: Fondo Monetario Internazionale

In questo caso è bene soffermarsi sin dall'inizio sull'ultima colonna. Gli Stati Uniti registrano l'aumento più ampio del tasso di disoccupazione (+5,0%), seguiti da Gran Bretagna (+2,4%) e Italia (+2,3%).

Nel 2010, tra i Paesi esaminati, è la Francia ad avere il tasso di disoccupazione più elevato (9,7%) seguita proprio dagli Stati Uniti (9,6%) e dall'Italia (8,5%).

Due Nazioni sono riuscite a ridurre il tasso di disoccupazione nel corso di questi quattro anni. Il Brasile ha ridotto il suo tasso del 2,6% e la Germania dell'1,5%.

Infine due dati sulla finanza pubblica: il rapporto deficit/pil e il rapporto debito/pil.

Rapporto deficit/pil 2007 2008 2009 2010 media 2007-2010
Stati Uniti -2,7% -6,5% -12,7% -10,6% -8,1%
Cina 0,9% -0,4% -3,1% -2,6% -1,3%
Giappone -2,4% -4,2% -10,3% -9,5% -6,6%
Germania 0,2% 0,1% -3,0% -3,2% -1,5%
Francia -2,7% -3,3% -7,6% -7,7% -5,3%
Gran Bretagna -2,7% -4,9% -10,3% -10,4% -7,1%
Canada 1,6% 0,1% -5,5% -5,5% -2,3%
Italia -1,5% -2,7% -5,3% -4,6% -3,5%
Brasile -2,7% -1,4% -3,1% -2,9% -2,5%
Corea del Sud 4,2% 1,7% 0,0% 2,3% +2,1%
Fonte: Fondo Monetario Internazionale

Il rapporto deficit/Pil ci mostra qualche altro aspetto interessante. Nel 2009, l'anno più acuto della crisi, tre Paesi avevano un deficit che superava il 10% del Pil: Stati Uniti (-12,7%), Giappone e Gran Bretagna (-10,3%). Nel 2010 questi stessi tre Paesi risultano ancora i tre peggiori con un rapporto deficit/Pil pari a -10,6% negli Stati Uniti, -10,4% in Gran Bretagna e -9,5% in Giappone. Se escludiamo questi tre Paesi, che hanno dati ben oltre la soglia della prudenza, vi sono solo quattro Paesi che hanno migliorato la situazione del bilancio pubblico tra 2009 e 2010. Essi sono la Corea (passata da 0 a +2,3%, cioè registra più entrate che uscite), il Brasile (da -3,1% a -2,9%), la Cina (da -3,1% a -2,6%) e l'Italia (da -5,3% a -4,6%). In questo caso il nostro Paese è fra i virtuosi.

I Paesi peggiori dal punto di vista dei conti pubblici in questi quattro anni sono stati gli Stati Uniti (in media -8,1% di deficit/Pil) e la Gran Bretagna (-7,1% in media).

Questi risultati dei deficit annuali si sono riflessi sui debiti pubblici nazionali, che sono rappresentati nell'ultima tabella.

Rapporto debito/pil 2007 2008 2009 2010 variazione 2007-2010
Stati Uniti 62,2% 71,2% 84,6% 91,2% +29,4%
Cina 19,6% 17,0% 17,7% 17,7% -1,9%
Giappone 187,7% 195,0% 216,3% 220,3% +32,6%
Germania 64,9% 66,3% 73,5% 80,0% +15,1%
Francia 63,8% 67,5% 78,1% 84,3% +20,5%
Gran Bretagna 44,0% 52,0% 68,3% 77,2% +33,2%
Canada 66,5% 71,3% 83,4% 84,0% +17,5%
Italia 103,6% 106,3% 116,1% 119,0% +15,3%
Brasile 65,2% 70,7% 67,9% 66,1% +0,9%
Corea del Sud 29,7% 29,0% 32,6% 30,9% +1,2%
Fonte: Fondo Monetario Internazionale

Questi dati ci mostrano due realtà importanti. Vi è stata, come peraltro si poteva notare anche nelle tabelle precedenti, una netta distinzione tra i Paesi industrializzati e quelli emergenti. Cina e Corea  partivano da debiti molto piccoli rispetto al Pil e hanno lasciato sostanzialmente inalterato questi valori nel corso dei quattro anni. Il Brasile partiva da valori più elevati ma è riuscito a tenere stabile il debito e adesso ha il terzo rapporto debito/Pil più basso tra le Nazioni rappresentate. Vi è poi un balzo che ci porta ai Paesi industrializzati. Tra  questi i migliori sono stati la Germania, capace di limitare la crescita del rapporto debito/Pil a 15,1 punti percentuali, poi l'Italia (+15,3%) e il Canada (+17,5%). I dati peggiori sono quelli della Gran Bretagna, che ha aumentato il rapporto di ben 33,2 punti in quattro anni, del Giappone (+32,6% e già partiva da valori altissimi) e degli Stati Uniti (+29,4%).

Nel 2010 è stato il Giappone a registrare il rapporto più elevato, 220,3%, seguito dall'Italia, 119% e dagli Stati Uniti, 91,2%.

Per concludere, una piccola nota per interpretare meglio la realtà italiana alla luce di questi dati. L'Italia è arrivata a questa crisi con una bassa considerazione internazionale perchè aveva già un elevato debito. Quindi, eravamo un Paese sotto osservazione e non potevamo permetterci di sbagliare. Il Governo, come dimostrano i numeri,  è riuscito a tenere a bada la situazione (anche se i 15 punti in più di debito devono ancora essere spiegati. Visto che si è fatto poco o niente contro la crisi come mai il debito è cresciuto comunque di 15 punti?) e ha evitato che si finisse come la Grecia, dove una crisi di fiducia internazionale ha fatto avvitare in negativo la situazione economica. L'avere le mani legate nel corso della crisi non ha permesso al Governo di attuare politiche controcicliche come quelle degli altri Paesi, vedi Stati Uniti e Gran Bretagna in primis. Ciò ha comportato che, nonostante l'Italia fosse meno esposta alla crisi internazionale (non abbiamo avuto crisi bancarie, non c'è stato il crollo del settore immobiliare e le finanze pubbliche non sono state in grave pericolo), il risultato economico del Paese sia stato molto deludente sia nel 2008, con una caduta anticipata del Pil, sia nel 2009, con una recessione molto più profonda degli Stati Uniti, epicentro della crisi, e anche nel 2010 con una stentata crescita. Gli altri Paesi industrializzati, invece, potendo sostenere l'economia con l'intervento pubblico sono riusciti a limitare i danni. Se negli USA o in UK avessero tenuto a bada i conti come in Italia la loro situazione sarebbe adesso drammatica. Ma adesso sono loro a dover correggere i bilanci in modo molto profondo...insomma, non c'è nessuno, a parte i Paesi emergenti, che può dirsi in buona salute.

Domanda: poteva il governo comportarsi in modo diverso a livello macro o a livello micro? A livello macro il Governo non poteva fare altrimenti. I conti dovevano essere tenuti in ordine pena la perdita di credibilità e problemi simili a quelli dei Paesi PIGS. E a livello micro? A livello micro ha sbagliato quasi tutto. Non si dovevano fare i tagli lineari (cioè tagliare tutto con la stessa proporzione), ma si dovevano favorire le spese più produttive e utili per la nazione. Ad esempio, cosa che non è stata fatta, ridurre le spese correnti e aumentare gli investimenti (è stato fatto l'esatto contrario), lasciare inalterate le spese per l'istruzione ed eliminare le consulenze dei ministeri, lasciare inalterate le spese per la ricerca e tagliare le spese della politica (vi ricordate la cancellazione delle province?che fine ha fatto?) e così via. In questo modo, pur rispettando l'equilibrio e il rigore che ci venivano imposti dalla situazione pregressa (ma ricordiamoci che Berlusconi e Tremonti hanno governato altri cinque anni e a quei tempi hanno peggiorato la situazione da loro stessi poi ereditata...leggi questo mio vecchio articolo) avremmo contribuito a limitare i danni della crisi sull'economia nazionale. Ciò non è stato fatto.

AF 11/06/2011   

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