Deindustrializzazione: paura o no?

Negli ultimi mesi alcuni passaggi proprietari di importanti imprese hanno evidenziato la differenza tra l'Italia e gli altri Paesi industrializzati nel confrontarsi con il mercato.

Il modo di confrontarsi con questi avvenimenti è profondamente diverso tra i Paesi abituati ai giochi di mercato e quelli, come il nostro, che sono stati a lungo protetti dalla concorrenza.

Questa differenza emergerà con maggiore intensità in futuro quando la deindustrializzazione diventerà fenomeno ancora più percepito dai cittadini.

Se andiamo ad osservare le reazioni socio-politiche ci accorgiamo che in Italia è molto diffusa la paura del mercato mentre all'estero, nonostante avvenimenti negativi, questo timore è di molto inferiore.

Alla fine del 2004 due importanti imprese, una britannica e una statunitense, sono state vendute ad acquirenti cinesi.

La Mg Rover, storica casa automobilistica inglese, dopo varie vicissitudini, è adesso di proprietà cinese. E questa era l'ultima industria automobilistica ancora in mani inglesi. Tutti i marchi britannici sono stati venduti. Si pensi alla Mini che ora è parte del gruppo BMW.

Bene, in Gran Bretagna non si sono viste manifestazioni popolari per contrastare l'arrivo dello straniero. Il verdetto del mercato è stato accettato. A ciò si aggiunga che è molto probabile un definitivo trasferimento all'estero delle catene di montaggio della Rover da parte del nuovo proprietario. Neanche questa perdita di posti di lavoro ha spinto il Governo ad intervenire.

Identico discorso negli USA. In dicembre la IBM ha venduto il ramo aziendale che si occupa della produzione di PC alla Lenovo cinese. E' stato venduto un pezzo di storia americana. Sono diventati cinesi i computer che hanno dato avvio alla rivoluzione informatica mondiale. I mitici Personal IBM sono ormai cinesi. Neanche qui vi è stato qualcuno che abbia osato intromettersi nelle trattative. Si aggiunga che le altre due grandi case produttrici di pc americane hanno intenzione di seguire l'esempio della IBM. E come se non bastasse la Lenovo avrà l'obbligo di mantenere la sigla IBM sui pc per un breve tempo (qualche anno). Dopo questo periodo non ci saranno più pc targati IBM.

In Italia ci sarebbe stata una rivolta popolare. I sindacalisti si sarebbero incatenati ai cerchioni delle automobili o alle tastiere dei pc. Il Governo avrebbe espresso la sua profonda preoccupazione. Ci sarebbero stati scioperi di solidarietà in tutte le regioni. Questa situazione si avrà se per caso la Fiat dovesse esercitare l'opzione di vendita e in piccolo si sono verificate e si stanno verificando in altri casi (vedi le acciaierie di Terni).

Ora, è più che normale che ci sia preoccupazione per i lavoratori che perdono il lavoro, ma bisognerebbe cambiare ottica. Invece di rimanere passivi cerchiamo di darci da fare. Cerchiamo di offrire nuove opportunità lavorative, cerchiamo di andare noi a comprare imprese all'estero, cerchiamo di attirare investimenti in Italia.

Invece di limitarsi ad una semplice e inutile difesa dal mercato cerchiamo di utilizzare a nostro vantaggio le opportunità della globalizzazione...Agusta docet!

AF 8/2/2005

 

INTERVENTI