Forte vs Brunetta

Giovedì 8 luglio ho avuto la possibilità di partecipare all’assemblea annuale dell’ANIA. Non mi soffermo su cosa hanno detto il Presidente dell’ANIA e il presidente dell’ISVAP riguardo il mondo assicurativo, perché alcune asserzioni e richieste fatte al governo erano assolutamente ingiuste e ingiustificate. Sarebbe meglio che facessero seriamente gli imprenditori invece di chiedere allo Stato regole a loro favore e contrarie all’interesse dei cittadini. Meglio evitare ulteriori commenti. Ciò che più mi ha colpito è stato, invece, l’intervento del ministro Brunetta. Ha detto che tutto va bene, che l’economia è in ripresa, che bisogna guardare oltre la manovra perché ormai è acqua passata ed è opportuno guardare al futuro (ha detto una frase come questa: il mondo non si ferma con la manovra), ha fatto le solite promesse agli assicuratori (ridurre la loro tassazione, aiutarli a scoprire le frodi ecc. ecc.) e si è soffermato su una contraddizione macroeconomica del sistema italiano. Che cerco di spiegare in modo semplice: il pil cresce, l’inflazione è molto stabile, i redditi crescono più dell’inflazione, ma i consumi si riducono. La spiegazione di Brunetta è che i consumi si riducono perché le persone hanno paura. Per questo motivo bisogna infondere ottimismo. Appena tornato a casa ho sentito che i redditi degli italiani si stanno riducendo e poi, leggendo un articolo di qualche giorno prima apparso su IlSole24Ore, ho capito che i consumatori stanno riducendo i consumi ponendo molta attenzione ai consumi alimentari.

I dubbi che mi sono sorti sono due: il primo è che Brunetta o è diventato professore per meriti “speciali”, e quindi non è capace di leggere la realtà, oppure è in mala fede. Non si possono dire certe cose in una assemblea pubblica così importante. È pur vero che Brunetta non ha alcuna pubblicazione internazionale (vedi la banca dati internazionale Repec-Ideas), ma arrivare a dire cose irreali è sicuramente legato al suo ruolo di ministro e di politico. Tirando le somme direi 25% incapacità, 75% mala fede. Il secondo dubbio sta nei dati. Supposto che Brunetta abbia ragione nella sua analisi di fondo, sbaglia nella spiegazione. Il reddito reale per Brunetta dovrebbe essere cresciuto, visto che i redditi sono cresciuti più dell’inflazione, ma bisogna fare attenzione ad un dato. L’inflazione ci dice come variano i prezzi di un paniere di beni. Negli ultimi anni questa variazione è stata sempre inferiore a quella del delatore del PIL, che invece ci mostra l’andamento dei prezzi dell’intera produzione nazionale ed è un dato sicuramente più ampio. Da ciò deriverebbe una maggior stazionarietà del reddito reale, contrariamente a quanto detto dal ministro. Inoltre, se i consumi che si sono contratti sono soprattutto quelli alimentari un ulteriore dubbio sulla tesi brunettiana sorge. Chi riduce i consumi perché ha paura del futuro tende a ridurre i consumi superflui o molto onerosi: evita di comprare un nuovo pc, evita di comprare l’auto, evita di comprare un nuovo cellulare, evita di comprare nuovi elettrodomestici, evita di comprare le scarpe alla moda o accessori inutili, ma non risparmia sul cibo! Il mio sospetto, vista la situazione, è che si stia verificando una ulteriore spaccatura reddituale e intergenerazionale. Cioè, se si riducono i consumi alimentari probabilmente è perché c’è gente che non riesce a permettersi più l’acquisto di cibo come in passato. E questo fenomeno colpisce ovviamente i più poveri. Inoltre, i più poveri in questi anni chi sono? I giovani, che hanno contratti a basso salario, saltuari, intermittenti e determinati. Questo è il mio “sospetto”, che la crisi, non vista dai politici, stia ulteriormente acuendo le differenze salariali a tutto svantaggio dei più giovani. Più disparità nei redditi e più problemi per i giovani.

Il lettore scelga quale delle due spiegazioni è più attendibile.

AF 14/09/2010

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