La Grecia e l'Euro, diario probabile di un addio.

Discutere delle motivazioni che hanno condotto la Grecia allo stato pietoso cui è ridotta esula da questo intervento. Vorrei, invece, cercare di delineare cosa accadrebbe se i greci, di comune accordo con gli altri Paesi dell'Area Euro, decidessero di abbandonare la moneta unica.

Supposto che si decida di farlo e che si riesca a trovare la formula adatta senza stravolgere i trattati (che, ricordiamolo, non prevedono la possibilità di uscita dall'Euro) si può provare ad immaginare quali potrebbero essere le conseguenze. Le deduzioni si basano su ciò che ho studiato e su quelle che sono le mie attuali conoscenze e informazioni economiche. Non è detto che tutto ciò che scriverò debba per forza accadere e che se accada debba verificarsi con una forza dirompente, ma almeno è un tentativo per chiarire il possibile scenario di uscita dall'Euro.

In primo luogo, se si decidesse di lasciare l'Euro non lo si dovrebbe annunciare in anticipo, ma solo nel momento in cui la scelta è irreversibile (quindi, niente referendum...). E l'annuncio andrebbe fatto il venerdì sera. Perchè di venerdì sera? Perchè le banche sono chiuse. Infatti, uscire dall'Euro significa trasformare, seduta stante, tutti i depositi bancari, cioè i risparmi, cambiandone la denominazione da Euro a Nuova Dracma. Poichè la Nuova Dracma nasce come una valuta debole, viste le condizioni economico-finanziarie della Grecia, un annuncio a banche aperte indurrebbe tutti i cittadini a recarsi in banca per ritirare i propri risparmi al fine di conservare la moneta forte (l'Euro). Questo atteggiamento, più che comprensibile dal punto di vista dei cittadini, produrrebbe, però, un effetto domino sulle banche. L'effetto sarebbe quello di prosciugare la raccolta bancaria. Per dirla in breve: le banche raccolgono denari (in larga parte attraverso i cittadini che depositano i risparmi) e poi li investono. Se i denari raccolti vengono ritirati dai cittadini, la raccolta evapora in poco tempo. L'effetto sarebbe duplice: da un lato le banche andrebbero in crisi perchè quei soldi sono stati investiti e non sono prontamente restituibili ai cittadini (i soldi che deposito in banca vengono utilizzati per i mutui e per i prestiti ad altre persone e imprese, la banca non può riottenere immediatamente quei prestiti per poi girarli al soggetto richiedente i risparmi), dall'altro lato verrebbe completamente fermata l'attività del credito. La prima conseguenza può portare a rivolte sociali perchè i cittadini si vedrebbero negati i loro risparmi, la seconda conseguenza porta al blocco dell'economia.

Supponendo che le autorità riescano a tenere segreto il provvedimento, l'effetto di un annuncio il venerdì sera sarebbe per i cittadini quello di ritrovarsi il lunedì con i risparmi convertiti in Nuove Dracme. Poichè non ci sarebbe più la possibilità di salvare i risparmi in Euro la corsa agli sportelli sarebbe evitata. Sistemati i risparmi osserviamo cosa altro potrebbe succedere.

Il lunedì cosa accadrebbe alla Nuova Dracma? Tutto farebbe supporre che la moneta tenderebbe a deprezzarsi. Visto che la Grecia è un Paese in difficoltà, anche la sua moneta ne risentirebbe, crollando sui mercati. C'è chi dice che il deprezzamento potrebbe arrivare, e addirittura superare, il 50% in pochi giorni, se non già nel primo giorno di quotazione. L'effetto del deprezzamento in teoria sarebbe duplice anche in questo caso: le importazioni diventerebbero molto più costose, ma le esportazioni troverebbero nuova linfa. Sulle esportazioni c'è un dubbio però. Come ho dimostrato con un test non scientifico sulla mia bacheca facebook, 200 persone non sono riuscite ad elencare 10 prodotti Made in Grecia. Quindi, il sospetto è che la Grecia non esporterebbe niente, poichè ha poco da esportare. Si potrebbe dare slancio al turismo, visto che diverrebbe molto economico soggiornare lì, ma sarebbe un effetto non immediato poichè non ci sarebbe un turismo di massa in una nazione allo stremo (se ci fossero rivolte in Grecia sarebbero pochi i turisti che deciderebbero di trascorrere vacanze in un luogo poco sicuro). Quindi, l'effetto netto di una svalutazione nel breve periodo sarebbe quello di peggiorare la situazione poichè tutte le importazioni sarebbero più care e le esportazioni non aumenterebbero.

Un altro effetto potrebbe esserci sui capitali stranieri. Qui mi vengono in mente due opzioni. Da un lato ci potrebbe essere una corsa per comprare le aziende greche, visto che sarebbero aziende allo stremo e acquistabili in una valuta deprezzata. Sarebbe un regalo agli stranieri. Dall'altro lato, però, nei primi mesi potrebbe esserci una fuga di capitali verso lidi più sicuri. Questo drenaggio di capitali, già verificatosi altrove e alla base delle crisi asiatiche di fine anni '90, indurrebbe la nuova banca centrale greca ad aumentare i tassi di interesse per attirare nuovi capitali. L'aumento dei tassi, però, rende più oneroso il credito e rallenta l'economia. Un altro bel problema per una economia in crisi.

Aggiungiamo che la banca centrale potrebbe essere indotta ad incrementare i tassi anche per difendere la moneta (se aumenti i tassi riduci il deprezzamento perchè attiri capitale) e per raffreddare l'inflazione, che crescerebbe a causa di importazioni molto più costose. Quindi, ci sarebbero tre motivi per aumentare i tassi di interesse: più inflazione, fuga di capitali, moneta in discesa libera. Se la banca centrale alzasse i tassi, però, produrrebbe un ulteriore effetto di restrizione sull'economia. Una strada senza uscita.

Riassumendo, dopo l'uscita dall'Euro: moneta deprezzata, importazioni più costose, più inflazione, fuga di capitali e aumento dei prezzi.

Ovviamente, se si decidesse di abbandonare l'Euro, la motivazione di fondo sarebbe il debito pubblico insostenibile (anche se sulla sostenibilità del debito c'è chi la pensa diversamente...). In contemporanea al cambio di moneta, anche il debito pubblico andrebbe per legge ridotto, se no il bubbone del debito rimarrebbe lì a far compagnia ai greci. Come lo si riduce? Semplicemente non ripagandolo e/o convertendolo in dracme. Questa operazione può essere fatta in modi diversi. Si può non ripagare solo il debito estero, cioè quello detenuto da cittadini, banche, investitori e Paesi esteri (ricordiamoci che anche l'Italia ha finanziato i piani di salvataggio della Grecia, quindi anche noi italiani andremmo a perdere soldi) oppure tagliando tutti i debiti, anche quelli nelle mani degli stessi greci. In questo secondo caso i cittadini greci non avrebbero alla scadenza i risparmi che avevano investito in titoli di stato e anche la banche greche si troverebbero nella stessa situazione. E' possibile ridurre il debito, ma bisogna stare attenti a come lo si fa. Chi scrive e grida "diritto all'insolvenza" dovrebbe anche spiegare perchè un cittadino che ha investito i suoi risparmi nei titoli di stato del suo Paese si dovrebbe trovare con un pugno di mosche non vedendosi più restituito il capitale versato. 

C'è ancora un aspetto da considerare. Un po' più tecnico. Lo Stato ha la possibilità di ridenominare il proprio debito e/o di non pagarlo. Più difficile è la situazione tra privati. Soprattutto per le banche potrebbe esserci qualche ulteriore grave problema. Infatti, il lunedì dopo l'annuncio, la banche greche vedrebbero ridenominati in Nuove Dracme tutti i rapporti interni (con i cittadini, con le altre banche greche, con le imprese greche, con lo Stato), ma resterebbero in Euro, e in parte in Dollari, tutti gli altri contratti. Il problema è che le banche greche hanno sicuramente debiti con l'estero in Euro. Nel momento in cui tutta l'attività delle banche viene ridenominata in Nuove Dracme e la moneta si deprezza, il peso dei debiti in Euro può diventare insostenibile. Ciò imporrebbe il salvataggio delle banche, la loro nazionalizzazione oppure la loro vendita all'estero. Lo stesso problema lo avrebbero le imprese greche. I loro debiti con l'estero, pensate ai fornitori italiani, diventerebbero molto più costosi e difficili da onorare. Anche i fornitori esteri avrebbero qualche grattacapo, perchè potrebbero non vedere pagate le loro forniture. Questo problema dei debiti denominati in altra valuta è stato alla base del peggioramento di molte crisi valutarie e pur non essendo affatto trascurabile, come insegna la storia economica, viene da molti totalmente trascurato.

La situazione delineata ci porta ad una considerazione, sicuramente cara a qualche lettore. Ma con una banca centrale autonoma, perchè non stampano moneta? Assumiamo che la banca centrale greca sotto il controllo politico decida di stampare dracme per sopperire a tutti i problemi. Stampa moneta per salvare le banche, stampa moneta per aiutare le imprese, stampa moneta per dare fondi ai cittadini, stampa moneta per ripagare una parte del debito ecc ecc. Insomma, si mettono a pieno regime le zecche di stato e con i soldi si sistema tutto. Questo atteggiamento, che piace anche a molti economisti che si definiscono eterodossi e la propongono come una nuova ricetta, non sapendo che questo trucchetto lo usavano già i principi medioevali, ha una nefasta conseguenza: l'iperinflazione o, al minimo, una elevata inflazione. Stampando così tanta moneta da un lato si fa deprezzare ancora di più la valuta, si fa crescere il costo delle importazioni e si importa ulteriore inflazione. Dall'altro lato, un eccesso di liquidità, conduce ad un surriscaldamento dell'economia perchè stimola la domanda oltre il necessario. Anche recentemente si è assistito ad questi fenomeni (attualmente in Argentina si ha una inflazione reale 2-3 volte più alta di quella ufficiale, già abbastanza elevata). L'esempio storico più eclatante è sicuramente quello della Repubblica di Weimar in Germania (e da lì discende la paura tedesca per l'inflazione). Leggete qui per qualche informazione: http://it.wikipedia.org/wiki/Iperinflazione

Anche l'opzione di stampare moneta ha dei risvolti ampiamente negativi, perchè fa crescere l'inflazione e la crescita dell'inflazione danneggia soprattutto chi ha salari fissi (i soliti cittadini lavoratori dipendenti...). Quindi, anche lo stampare moneta, da alcuni indicato come la panacea di tutti i mali odierni, non è un'azione priva di rischi, soprattutto in una nazione, permettetemi un commento, in cui la classe politica ha per diversi anni ha truccato i conti. Io a questa gente non affiderei la possibilità di battere moneta. Sarebbe un rischio troppo grande, visto anche i risultati delle elezioni di qualche giorno fa. L'iperinflazione potrebbe portare ad una deriva politica.

Questo è ciò che potrebbe accadere secondo quelle che sono le mie conoscenze. Di sicuro, se si fosse intervenuti prima, la situazione greca non sarebbe precipitata e non si sarebbe arrivati a questo punto.

Il messaggio finale è che bisogna stare sempre molto attenti a chi fornisce ricette facili, sia che si tratti di austerità a tutti i costi o di stampare moneta in quantità. Stampare moneta, uscire dall'euro, svalutare, ridurre il deficit...sembra sempre tutto molto facile quando ne parlano in tv. Ma il problema è capire se chi propone le ricette e chi le attua è realmente consapevole di ciò che dice e se conosce le possibili (probabili) conseguenze delle azioni che suggerisce. Diffidate dalle ricette semplici e lineari. Nulla è semplice e lineare, soprattutto salvare una nazione.

AF 21/06/2012

Vietata la riproduzione. Se vuoi citare scrivi: Antonio Forte, "La Grecia e l'Euro, diario probabile di un addio", http://antonioforte.xoom.it.

 

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