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Molti di voi hanno sicuramente sentito o letto che il nostro Presidente del Consiglio ha intenzione di riformare radicalmente il sistema tributario italiano per dare una “scossa” alla nostra spenta economia.

L’obiettivo primario è quello di ridurre in numero e in percentuale le aliquote dell'IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) per liberare nuove risorse che gli italiani potranno usare per rilanciare i consumi e quindi per far ripartire anche il sistema industriale nazionale.

Oggettivamente nulla si può obiettare. I problemi sorgono se andiamo ad esaminare la riforma che è stata presentata nelle scorse settimane.

Devo richiamare i primi due numeri del titolo: 23 e 33.

La riforma dell'IRPEF sarà strutturata così: 1) verrà creata la “no tax area” (entrata in vigore già quest'anno), ossia un limite entro il quale non si pagheranno tasse (fino a 7500€ circa) 2) poi ci sarà il primo scaglione (fino a 40000€ circa) che verserà il 23% del reddito 3) e poi sul secondo e ultimo scaglione (da 40001€ in poi) si applicherà l'aliquota del 33%.

Se confrontiamo questa riforma con i principi delineati nei libri di Scienza delle Finanze ci accorgiamo che la riforma Tremonti-Berlusconi è perfetta. Essa è progressiva nei bassi redditi per poi diventare proporzionale dai medi redditi fino ai più elevati (cioè fino a Berlusconi :)). Ricalca perfettamente ciò che suggeriscono i libri di testo.

Abbiamo capito che Tremonti ha studiato…il problema è che ha studiato solo una parte. Se proprio vogliamo salvarlo possiamo promuoverlo con 18 (oggi mi sento generoso).

Infatti, ha dimenticato due aspetti importanti.

1) Il sistema tributario è solitamente utilizzato, e a mio parere deve essere utilizzato, per rendere più equa la distribuzione dei redditi e per redistribuire le risorse all’interno della società. A me non sembra giusto che Caio che guadagna 90000€ debba versare sostanzialmente la stessa percentuale di Tizio che guadagna 5000000€. Tizio puo’ benissimo versare allo Stato il 40, 45, ma anche il 50% dei sui redditi e continuare ad avere una vita “dignitosa” senza “preoccuparsi” se può o no comprare una Ferrari piuttosto che un panfilo. E' vero che questa fascia di ricchi rappresenta solo una minima parte della popolazione, ma questo non significa che di loro non ci si debba "curare". La stessa eliminazione di alcuni scaglioni potrà comportare problemi sociali. Chi guadagnerà 9000€ verserà la stessa percentuale di chi guadagnerà 39000€.

Il mio e’ semplicemente un ragionamento etico. E’ un discorso di equità sociale. Lo Stato non deve trattare tutti allo stesso modo, ma deve essere giusto con tutti. Il problema evidentemente sta nel concetto di giustizia.

2) Il secondo aspetto importante che Tremonti e Berlusconi hanno dimenticato riguarda l’art. 53 della Costituzione. Il secondo comma recita: “Il sistema tributario e’ informato a criteri di progressivita’”. Si potrebbe quindi approvare una riforma destinata ad essere cancellata se qualcuno evidenzierà la sua incostituzionalità. “Progressivita’” significa che piu’ si guadagna piu’ le aliquote devono crescere. Non mi sembra che proporzionalità sia sinonimo di progressività. 

AF 12/05/04

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