Piccola nota sul decreto "salva banche"

In un contesto così confuso come quello in cui stiamo vivendo forse la mia piccola nota sembrerà inutile. Ma ci tenevo a sottolineare una stranezza contenuta nel famoso decreto salva banche. Per essere precisi, mi riferisco al decreto legge 9 Ottobre 2008 n. 155 contenente "Misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali". Come qualcuno ricorderà, questo decreto fu descritto in diretta televisiva dal Ministro dell'Economia Tremonti, dal Governatore della Banca d'Italia Draghi e dal Direttore Generale del Tesoro Grilli.

Il decreto è suddiviso in 5 articoli, è breve e non sembra particolarmente complicato. Bisogna ricordare che è un decreto che non stanzia un euro, contrariamente a quello che dicono carta stampata e manifestanti in questi giorni in strada, ma che dà al Governo e alla Banca d'Italia ulteriori strumenti per poter intervenire nel caso in cui una banca si trovi in difficoltà. Quindi, è bene precisarlo, i cittadini non pagheranno un euro, se, come ci auguriamo, nessuna banca italiana si troverà in gravi condizioni di dissesto. Lo Stato ha semplicemente predisposto questi strumenti, ma non ha dato nulla al sistema bancario.

Nel decreto, ovviamente, si indicano anche le fonti di finanziamento cui il Governo può far ricorso nel caso in cui una o più banche necessitassero dell'aiuto pubblico. Queste fonti sono indicate nell'articolo 1 comma 7 lettere a, b, c, d. La lettera "d" sarà probabilmente il primo strumento cui il Governo farà ricorso e cioè "emissione di titoli del debito pubblico". Per essere chiari, se una banca avesse bisogno di fondi e non riuscisse a trovarli autonomamente, per evitare la bancarotta interviene lo stato. Lo stato, a sua volta, per trovare i soldi emette nuovi titoli di stato (Bot, CCT ecc. ecc.) e con questi soldi salva la banca. Fin qui tutto normale.

Il problema sorge con la lettera "a" del comma 7. In quella lettera, ed il fatto che sia la prima lettera lascia qualche dubbio, sono elencate tutta una serie di poste del bilancio pubblico che possono essere tagliate per trovare i finanziamenti necessari al salvataggio delle banche. Per essere chiari, le lettere a, b, c, d elencano una serie di strumenti alternativi che il Governo può utilizzare per trovare i soldi necessari al salvataggio delle banche, se queste dovessero trovarsi in difficoltà. Bene, nella lettera "a", come si diceva, tra le possibili fonti troviamo, riporto l'intera lettera "a" :

"a) riduzione lineare delle dotazioni finanziare, a legislazione vigente, delle missioni di spesa di ciascun Ministero, con esclusione delle dotazioni di spesa di ciascuna missione connesse a stipendi, assegni, pensioni e altre spese fisse; alle spese per interessi; alle poste correttive e compensative delle entrate, comprese le regolazioni contabili con le regioni; ai trasferimenti a favore degli enti territoriali aventi natura obbligatoria; del fondo ordinario delle università; delle risorse destinate alla ricerca; delle risorse destinate al finanziamento del 5 per mille delle imposte sui redditi delle persone fisiche; nonché quelle dipendenti da parametri stabiliti dalla legge o derivanti da accordi internazionali;"

Il primo aspetto che si nota è che questo pezzo del decreto è stato scritto "con i piedi". Infatti, ci possono essere due, o tre diverse interpretazioni.

 

 

 

La terza opzione credo sia quella più scorretta dal punto di vista lessicale. Non si può dire "con esclusione delle dotazioni di spesa di ciascuna missione connesse [...] del fondo ordinario delle università;...". Sarebbe un errore da segnare con la matita blu.

Rimangono valide le prime due opzioni. Per dirla in breve, dal testo non si capisce se il Governo può o non può tagliare il fondo per le università, i fondi per la ricerca e il 5 per mille per trovare nuove risorse nel malaugurato caso in cui una banca si trovasse in difficoltà.

Che altro aggiungere? "A pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca...".

Antonio Forte 24/10/2008

ps: se vi interessa fate circolare con il mio nome...aspetto che Tremonti mi chiami!;) 

 

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