Gli interessi sul debito pubblico

Articolo pubblicato su L'Indro

 

Nella recente audizione in Parlamento del 29 ottobre 2013, la Corte dei Conti ha criticato le ultime previsioni sull’onere del debito pubblico pubblicate dal Governo. Infatti, con la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza presentata lo scorso settembre, il Governo ha provveduto ad aggiornare le previsioni di finanza pubblica alla luce sia dell’andamento dell’economia che di incassi e pagamenti dei primi mesi del 2013. Le revisioni delle previsioni di finanza pubblica hanno ricoperto un ruolo fondamentale negli ultimi anni perché hanno reso più chiaro ai cittadini quale fosse l’impatto della crisi sull’andamento dei conti statali. Tra le varie poste del bilancio pubblico è interessante osservare le variazioni nelle previsioni degli interessi passivi. Anche su questa voce, come si ricordava in apertura, la Corte dei Conti ha espresso le sue perplessità. Gli interessi passivi rappresentano, come risaputo, la spesa che la Pubblica Amministrazione paga annualmente ai possessori del debito pubblico.

Questa voce del bilancio è diventata famosa quando i mass media hanno cominciato ad interessarsi allo spread. Il messaggio veicolato ai cittadini è stato il seguente: ad uno spread più ampio corrispondono maggiori interessi da pagare, un peggioramento delle finanze pubbliche e, quindi, possibili riflessi sulla pressione fiscale al fine di riequilibrare i saldi del bilancio. Pur rappresentando una visione abbastanza semplificata della realtà, questo legame tra andamento dello spread e conseguenze per le tasche dei cittadini è abbastanza realistico. È bene ricordare, però, che gli italiani dovrebbero porre  più attenzione all’andamento dei tassi di interesse pagati sui titoli di stato che allo spread tra titoli italiani e tedeschi, valore che potrebbe variare anche solo per fluttuazioni dei tassi sui titoli di stato tedeschi lasciando, così, invariata la spesa per interessi da registrare nel bilancio dello stato italiano.

Data l’attenzione che stampa e cittadini hanno rivolto a queste grandezze di finanza pubblica è lecito aspettarsi dai Governi previsioni molto conservative sull’andamento dell’onere del debito, al fine di evitare stime non in linea con l’andamento dello scenario finanziario di riferimento. Tuttavia, un semplice esame dei documenti di finanza pubblica testimonia che la voce interessi passivi viene modificata in modo alquanto erratico dai governi probabilmente al fine di 'far quadrare' i conti (stime troppo ottimistiche sugli interessi) o per ritagliarsi qualche spazio di manovra in futuro (previsioni troppo pessimistiche sugli interessi).

Per fornire una visione completa del comportamento dei Governi, si riportano in tabella le previsioni sugli interessi passivi e nel grafico l’andamento dei più importanti tassi di interesse sui titoli di stato. L’incrocio tra dati riportati in tabella, tratti dai documenti di finanza pubblica pubblicati dai Governi succedutisi dal 2011 ad oggi e l’andamento dei tassi di interesse dei titoli di stato italiani ci permette di evidenziare alcune particolarità nel calcolo di questa posta del bilancio statale.

1) Il calcolo effettuato nel 2011, sotto l’allora Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, tendeva a sottostimare l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse sull’onere del debito. Infatti, la variazione della previsione tra aprile e settembre 2011 fu molto limitata se si considerano, da un lato, il trend di salita dei tassi, in atto già da inizio 2010, e, dall’altro lato, l’inasprimento delle condizioni politico-istituzionali nei mesi estivi del 2011 che diedero vita alle forti tensioni sui mercati finanziari e indussero alle dimissioni il Primo Ministro Silvio Berlusconi. Il consuntivo del 2011 fu, infatti, di circa 2 miliardi più alto rispetto alla stima inserita nella Nota di Aggiornamento presentata nel settembre dello stesso anno. Inoltre, è da sottolineare che per il biennio conclusivo della previsione, anni 2013-2014, la previsione di settembre 2011 riportava valori inferiori a quella di aprile 2011, nonostante l’aumento dei tassi di interesse e la condizione di instabilità e sfiducia verso l’Italia fossero ormai palesi. La situazione peggiorava, ma le previsioni miglioravano.

2) Con l’arrivo del Governo Monti vi è stato un netto cambio di rotta. Si è optato per una visione molto più conservativa, si potrebbe dire pessimistica, imponendo proiezioni degli interessi sul debito decisamente più elevate. Se tale atteggiamento era plausibile nella prima proiezione (tratta dalla comunicazione al Parlamento del dicembre 2011, in piena crisi finanziaria e con tassi molto elevati), lo è stato meno nelle successive revisioni. Ad esempio, si può notare una revisione al rialzo delle previsioni operata a settembre 2012 rispetto ad aprile dello stesso anno. Tale revisione non era pienamente giustificata dall’andamento dei tassi di interesse, che erano rimasti sostanzialmente stabili e che mostravano, ormai da qualche mese, anche una tendenza alla riduzione. La stima, inoltre, sembrava non tenere in considerazione alcuni avvenimenti importanti avvenuti poche settimane prima. Infatti, a fine luglio Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea, aveva pronunciato la famosa frase con la quale annunciò che la BCE era “pronta a salvaguardare l’Euro con ogni mezzo” e ad inizio agosto, nella usuale conferenza stampa di inizio mese della BCE, aveva preannunciato l’avvio delle OMT (Operazioni Monetarie Definitive - Outright Monetary Transactions), poi definite a inizio settembre. Tali azioni avevano cominciato ad avere un effetto positivo sulla parte iniziale della curva dei tassi visto che le OMT prevedevano (e prevedono) interventi sui titoli di stato tra 1 e 3 anni. A ciò si aggiunga che era ormai in dirittura d’arrivo il varo del cosiddetto ESM (Fondo salva stati - European Stability Mechanism), varato ad ottobre 2012, che ha completato la rete di salvataggio predisposta dalle autorità europee. Nonostante questi fattori determinanti, a settembre 2012 la previsione per il triennio 2013-2015 fu rivista al rialzo per alcuni miliardi. La situazione migliorava, ma gli interessi passivi peggioravano.

3) Anche l’ultima revisione al ribasso, presentata dal Governo in carica nella Nota di Aggiornamento al DEF, non è completamente giustificata dall’andamento dei tassi di interesse. Infatti, tra aprile 2013 e settembre 2013, come si evince dal grafico, i tassi di interesse sui titoli di stato  sono rimasti pressoché invariati. Inoltre, il quadro economico-politico, pur in miglioramento, non sembra favorire un drastico calo dei tassi di interesse, viste le frequenti tensioni politiche. Nonostante ciò, la stima presentata dal Primo Ministro Enrico Letta e dal Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, è risultata inferiore rispetto a quella proposta qualche mese prima dal governo Monti. Quindi, o era conservativa la stima di Monti ad aprile oppure è la previsione dell’ultima Nota di Aggiornamento ad essere ottimistica (o sono entrambe impostate male...). Lo scenario è pressoché immutato, ma gli interessi passivi si riducono.

Queste brevi considerazioni ci inducono a pensare che la previsione sull’andamento degli interessi passivi venga orientata a seconda delle necessità del momento, per migliorare i saldi di finanza pubblica, per giustificare interventi correttivi anche superiori rispetto alle reali necessità o per creare degli spazi di manovra da utilizzare nel caso in cui i dati a consuntivo non risultassero in linea con le previsioni. Il problema di fondo è che la stima degli interessi sul debito, che abbiamo visto essere soggetta a revisioni al rialzo e al ribasso nel volgere di pochi mesi, dovrebbe essere, invece, tra le previsioni più attendibili del bilancio pubblico e essere meno soggetta a profonde revisioni. Infatti, in un contesto di tassi di interesse stabili, il calcolo degli interessi passivi diventa abbastanza facile, visto che sono noti lo stock del debito in circolazione, i titoli in scadenza e le future emissioni, mentre in un contesto di tassi volatili ci si aspetta che le previsioni siano almeno correlate positivamente ai tassi.

Alla luce di ciò, sarebbe auspicabile una maggior attenzione nell’elaborazione delle proiezioni inserite nei documenti di finanza pubblica. In particolare, si dovrebbero incrementare le informazioni sulla metodologia adottata per calcolare le previsioni, visto che nei documenti governativi sono fornite solo informazioni vaghe sugli scenari dei tassi di interesse. Infatti, indicare con precisione lo scenario evolutivo dei tassi di interesse utilizzato per effettuare le previsioni sarebbe già un importante passo in avanti per migliorare la trasparenza dei documenti governativi. Fornire ai cittadini un quadro di finanza pubblica solido, attendibile e chiaro dovrebbe essere un obiettivo primario da perseguire in ogni documento che presenta dati importanti per il futuro dell’Italia.

 

Tabella: Previsioni e dati a consuntivo degli interessi passivi

Milioni di Euro

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

Berlusconi-Tremonti, apr 2011

76087

84023

91313

97605

 

 

 

Berlusconi-Tremonti, sett 2011

76593

85806

90792

94302

 

 

 

Monti, dic 2011

77324

94214

101311

105647

 

 

 

Monti, apr 2012

 

84217

88456

93832

99249

 

 

Monti-Grilli, sett 2012

 

86119

89243

96971

105394

 

 

Monti-Grilli, apr 2013

 

 

83892

90377

97465

104387

109289

Letta-Saccomanni, sett 2013

 

 

83949

86087

88827

91858

92500

Valori a consuntivo

78351

86717

 

 

 

 

 

Fonti: In tabella sono presentate le previsioni contenute nei Documenti di Economia e Finanza (aprile), nelle Note di Aggiornamento (settembre) e nella Relazione al Parlamento (dicembre 2011). I valori a consuntivo sono i  più recenti pubblicati nei documenti ufficiali.

 

Figura: Andamento dei tassi di interesse dei principali titoli di stato sul mercato secondario

Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia.

BOT medio: media mensile ponderata dei tassi lordi d’aggiudicazione dei BOT.

BTP medio: rendimento medio lordo dei BTP con vita residua superiore ad un anno.

BTP 10 anni: rendimento lordo BTP decennale, benchmark.

AF 21/11/2013

Vietata la riproduzione. Se vuoi citare scrivi: Antonio Forte, "Gli interessi sul debito pubblico", http://antonioforte.xoom.it.

 

INTERVENTI