La crescita del Pil, luci ed ombre

Il compito di un buon economista è duplice: analizzare con imparzialità i dati e poi fornire la propria visione.
Quindi, a seguito di un esame asettico si può affermare che la fase di riduzione del PIL si è fermata. Nel corso del terzo trimestre del 2009 in Italia si è registrata una crescita congiunturale dello 0,6%. Congiunturale significa che la variazione è calcolata rispetto al trimestre precedente (II trimestre 2009). Quindi, la fase di discesa, che è stata abbastanza impetuosa, si è arrestata e abbiamo assistito ad una ripresa dell’attività economica.

Altri numeri ci permettono di sottolineare che la performance italiana non è stata affatto deludente. Infatti, siamo cresciuti in questo trimestre con un ritmo più veloce di Francia (+0,3%), Gran Bretagna (-0,4%), Spagna (-0,3%) e Euro Area (+0,4%). Più lentamente di Germania (+0,7%) e USA (+0,9%). Come si evince, Gran Bretagna e Spagna continuano ad arretrare, mentre Germania e USA sembrano essere più veloci.

I dati tendenziali offrono però una visione più corretta. Questi dati indicano la variazione del PIL rispetto allo stesso periodo del 2008. In questo caso si confronta III trimestre 2009 con III trimestre 2008. Queste variazioni sono più interessanti perché ci fanno capire come è andata l’economia nel corso dell’ultimo anno. Danno un quadro più completo della situazione. In questo caso l’Italia non brilla. Vediamo il confronto internazionale: Italia -4,6%, Gran Bretagna -5,2%, Spagna -4,0%, Germania -4,8%, Francia -2,4%, Euro area -4,1% e USA -2,3%.

È interessante notare che la variazione migliore (cioè la riduzione minore) è registrata proprio negli Stati Uniti! Il centro della crisi va meglio delle zone colpite di sponda dalla grande crisi. L’Italia ha una variazione migliore rispetto alla Germania e alla gran Bretagna.

Questi i dati. Passiamo all'analisi personale.

Parto dalla variazione congiunturale registrata nell’Area Euro: se dopo il coordinamento sugli interventi d’urgenza, dopo il salvataggio di banche, dopo gli stimoli all’economia e dopo un tonfo sonoro, l’economia riesce a rimbalzare solo dello 0,4% allora il segnale non è proprio confortante. Quindi sarei cauto. Non userei frasi eccessivamente ottimistiche. Si può affermare che per ora la caduta sembra essersi fermata. La speranza è che il recupero proceda. Ma ci sono dubbi. Gli stimoli all’economia e la politica monetaria ultra lassista cui stiamo assistendo da mesi prima o poi saranno soppiantate da politiche più “normali”. Questo è il problema. Vista la situazione, si prospetta una lunga fase di stimoli. Se no l’economia perde nuovamente vigore e si ritorna in recessione. Questa è la sfida più impegnativa: togliere le stampelle solo quando il paziente sarà in grado di camminare nuovamente da solo. Se no c’è il rischio che cada nuovamente.

Il discorso è del tutto analogo per l’Italia. Anzi, per l’Italia, visto che il Governo ha fatto poco il risultato è ancora abbastanza buono. Quel risultato è solo il frutto del tessuto produttivo italiano, che sta strenuamente resistendo alla crisi.

C’è da sottolineare, inoltre, che le previsioni erano un po’ più ottimistiche. Si prevedeva una crescita trimestrale italiana vicina allo 0.8% e una crescita tedesca vicina all’1%. Quindi i dati non sono stati in linea con le previsioni degli analisti.

Un ultimo cenno al dato americano. In questo caso l’ottima performance è stata drogata dagli stimoli alla rottamazione e da altri sostegni al consumo, tutti ormai terminati il mese scorso. Saranno proprio gli US il banco di prova dell’economia globale. Se senza stimoli l’economia a stelle e strisce riuscirà a resistere saremo forse fuori dalla crisi. Se, invece, registreremo una ulteriore contrazione, la situazione diventerà ancora più complessa.

Quindi, per cominciare a trarre qualche concreta conclusione sull’andamento dell’economia si dovrà come minimo attendere gennaio, quando sapremo i dati dell’ultimo trimestre 2009.

AF 14/11/2009

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