Il debito e il Fiscal Compact
Da quando il governo Berlusconi ha sottoscritto il fiscal compact, poi ratificato dal Parlamento, e la cui attuazione è stata avviata dal governo Monti si è diffusa una voce non proprio in linea con quella che sarà la realtà dei prossimi anni. La voce è che ci attendono manovre fiscali di 30-40-50 miliardi all'anno per far ridurre il debito pubblico (vi basta fare una ricerca sulla rete per leggere le decine di articoli di giornali e dei soliti blog di economisti de' noantri che disquisiscono dottamente sull'argomento). Di conseguenza, secondo queste analisi, la tassazione non potrà scendere nei prossimi anni, ma forse salirà ulteriormente visto che sarà necessario trovare le risorse per ridurre il debito. Cerchiamo di chiarire un paio di punti. 1) l'Italia si è impegnata a ridurre il rapporto debito/pil e non il debito tout court. 2) se la situazione economica migliorerà anche solo marginalmente non ci sarà bisogno di alcuna manovra taglia debito. L'obbligo, si badi bene, è di ridurre di un ventesimo all'anno la distanza tra il rapporto debito/pil attuale e il rapporto debito/pil obiettivo, il 60%. Quindi supponendo di partire dal 120%, bisognerà dimezzare il rapporto eliminando l'eccesso (cioè 120-60) di un ventesimo all'anno, nel caso specifico di circa 3 punti percentuali ogni anno. Un aspetto fondamentale da tenere in considerazione è che nel calcolo del rapporto il Pil è a valori nominali, cioè incorpora gli effetti dell'inflazione (e questa è una variabile fondamentale che molti trascurano). Considerando che bisogna ridurre il rapporto (e non il debito!!) e che al denominatore abbiamo il Pil nominale, lo scenario cambia completamente! La tabella sottostante mostra tre scenari esplicativi. Partendo dal 2012 e impostando il Pil nominale a 1550 miliardi e il debito a 2050 miliardi si simula l'andamento del rapporto con una crescita del Pil nominale del 2,5%, del 2,8% e del 3%. Considerando che l'inflazione obiettivo è del 2%, si sta considerando una crescita reale dell'economia dello 0,5% annuo, dello 0,8% annuo o dell'1% annuo a seconda dei casi. Perchè il debito è fermo a 2050 miliardi? Poichè si è avviata la strada verso il pareggio di bilancio e ciò fa supporre che non ci saranno, in media, altri deficit da "aggiungere" al debito. D'altro canto, non si sono ipotizzate operazioni straordinarie di riduzione del debito che permetterebbero di abbatterlo (tipo accordo con la Svizzera, se mai verrà firmato, mini patrimoniali o vendite di patrimonio pubblico). Di conseguenza, il debito viene impostato ad un valore fisso. Cosa si nota da questa semplicissima simulazione? Si nota che nel 2032, tra venti anni, il rapporto debito/pil, senza alcuna operazione straordinaria sul debito, scenderà "naturalmente" all'81% o al 76% o al 73% a seconda dei casi. Si consideri, è bene ricordarlo, che lo scenario più positivo considerato propone in media una inflazione al 2% e una crescita economica all'1%, quindi nulla di eccezionale. Poichè qualche riforma la si è fatta, e ciò dovrebbe un po' spingere la crescita, e qualche futuro risparmio di spesa ci sarà, e ciò aprirebbe spazi per la riduzione della tassazione (sempre rispettando l'equilibrio di bilancio) che potrebbe a sua volta alimentare la crescita, si spera che lo scenario che si realizzerà potrà essere migliore rispetto ai tre ipotizzati. Nei tre casi, nell'anno 2040 saremmo sostanzialmente in linea con l'obiettivo del 60%. Visto che di solito si spostano nel tempo gli obiettivi, potrà accadere lo stesso tra venti anni. Inoltre, poichè in caso di reale convergenza verso l'obbiettivo è molto probabile una crescita della credibilità nazionale, un miglioramento dei rating e un abbassamento dei tassi di interesse, è plausibile ipotizzare un effetto moltiplicativo automatico e additivo che permetterebbe una riduzione ancor più veloce del rapporto in oggetto. Questa semplice e breve analisi ci fa capire che agli italiani basterà la sofferenza del pareggio di bilancio e ritrovare una crescita economica appena decente per migliorare il rapporto debito/pil. Non saranno necessarie ulteriori sofferenze. Ricordatelo quando leggete i giornali e ascoltate la tv. Non vi fate prendere in giro! NB: il ragionamento esposto esula da considerazione di merito sull'opportunità di determinate politiche fiscali, sulla crescita-decrescita economica e su altri ragionamenti affini. AF 31/12/2012 Vietata la riproduzione. Se vuoi citare scrivi: Antonio Forte, "Il debito e il Fiscal Compact", http://antonioforte.xoom.it.
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