DEBITO e PROPRIETA' STATALI

Vi propongo uno scambio di lettere fra il sottoscritto e il Prof. Corrado Balacco Gabrieli apparso tempo fa sul quotidiano locale "La Gazzetta del Mezzogiorno". Devo sottolineare due questioni divertenti: 1) Il Prof. Gabrieli e' un medico; 2) il direttore del giornale, Prof. Lino Patruno (docente presso la Facolta' di Economia dell'Universita' di Bari) alla fine da' ragione ad entrambi...fate voi...

IL SISTEMA PER ATTRARRE MASSE DI DENARO IN ITALIA (27-5-06)

Caro direttore,

a proposito dell'aggravarsi del debito pubblico dell'Italia ritengo opportuno ricordare quanto proposto in un convegno di economisti, tenutosi qualche tempo fa a Cernobbio, credo dal Prof. Giuseppe Guarino. L'ipotesi prospettata concerneva la cartolarizzazione dell'intero patrimonio pubblico italiano, comprendente tutti i beni mobili e tutti gli enti e le societa' delle quali il tesoro e' socio, spesso, di maggioranza. Naturalmente andrebbero esclusi tutti i beni d'interesse storico, artistico, culturale e paesaggistico.

Questa cartolarizzazione definita con il termine di omnicomprensiva-settorializzata dovrebbe essere messa a disposizione degli acquirenti nel giro di tre o quattro anni. Cerco di spiegare meglio il significato: nelle "cartelle" da vendere dovrebbero essere incluse percentuali proporzionali di immobili, societa', banche e quant'altro di proprieta' dello Stato, e dovrebbe essere obbligatorio per l'acquirente acquisire l'intero pacchetto. Ogni quota non dovrebbe essere inferiore ai 50-100 mila euro e dovrebbe comprendere percentuali prestabilite di quote di proprieta' dei beni mobili ed immobili. Da un calcolo approssimativo si dovrebbe ricavare una somma molto vicina ai 500 miliardi di euro nel giro appunto di tre o quattro anni. Questo consentirebbe di rientrare nei parametri previsti dal trattato di Maastricht e raccomandati con sempre maggior insistenza dalla commissione e dalla Banca Centrale Europea.

Ad operazione conclusa il debito pubblico si assesterebbe attorno al 60% del PIL e si potrebbe seriamente pensare di affrontare anche il serio problema della ricerca sulle energie alternative al petrolio e al carbone, non escludono il nucleare.

Mi rendo conto che una proposta del genere sia nella sua semplicita' abbastanza rivoluzionaria e mi rendo conto che la gestione di somme tanto ingenti richieda una grande accortezza e sia il piu' possibile accettata dalla maggior parte delle forze politiche presenti in Parlamento. L'enorme liquidita' di danaro circolante nel mondo sarebbe attratta da queste quote cartolarizzate del patrimonio pubblico italiano e ne sarebbe relativamente semplice e rapido il collocamento.

E' una ipotesi che il nuovo governo Prodi dovrebbe seriamente prendere in considerazione.

Prof. Corrado Balacco Gabrieli

 

Risposta: La proposta, prof. Balacco, e' tanto sensata che (devo dire stranamente) ritorna in ogni legislatura come primo rimedio ai buchi di bilancio. Poi pero' non se ne fa nulla, o se ne fa molto poco. Perche'? Come lei dice, di denaro circolante nel mondo ce n'e' quanto ne vuole. Ma forse con le cartolarizzazioni una mano da' e l'altra toglie: nel senso che lo Stato non si priva volentieri dei suoi tesori, perche' gestione vuol dire potere. Cosi' siamo sempre al punto di partenza, o quasi. Lei si affida a Prodi, e staremo a vedere.

 

PROPRIETA' STATALI IN VENDITA? CINQUE RAGIONI PER NON FARLO (26-6-06)

Caro direttore,

l’intervento del Prof. Balacco Gabrieli ripropone, come da Lei ricordato, una “ricetta” nota per cercare di ridurre l’ammontare assoluto del debito pubblico.

E’ necessario, pero’, se si vuol dare una visione completa di questo tipo di operazione, non sottovalutare alcuni aspetti problematici della questione:

1)Le cartolarizzazioni attuate dal Governo Berlusconi hanno dato risultati poco incoraggianti. Quel poco che si e’ venduto e’ stato venduto a prezzi ridicoli. Quindi, si e’ sicuri di ricavare l’astronomica cifra di 500 miliardi di euro?

2)Se si vendono gli immobili, dove si spostano gli uffici pubblici? Per strada? Certamente no. Lo Stato dovrebbe prendere in affitto gli stessi edifici che ha venduto!

3)Il risparmio di spesa, ottenuto grazie alla riduzione degli interessi pagati sul debito, sarebbe compensato dall’affitto, perpetuo, che lo Stato dovrebbe pagare.

4)Data la crescente ondata di protezionismo, soprattutto a difesa di settori strategici (energia, trasporti, grandi imprese nazionali) e’ politicamente attuabile la vendita di pacchetti azionari delle grandi imprese nazionali (Eni, Enel, Poste, Ferrovie ecc. ecc.)? ed escluse imprese profittevoli come Eni ed Enel, quanto si riuscirebbe ad ottenere dalla vendita di imprese in difficolta’ (es: Ferrovie)?

Francamente, visti tali limiti, avrei dei dubbi sia sulla “semplicita’ abbastanza rivoluzionaria” quanto sulla “sensatezza” dell’operazione. Sarebbe, infatti, sufficiente una accorta politica fiscale (bilancio “close to balance or in surplus” come previsto nel Patto di Crescita e Stabilita’) per ridurre gradualmente il rapporto debito-Pil senza vendere il patrimonio pubblico.

Per finire una nota di “costume”: non Le sembra strano che nella Nazione in cui quasi il 90% delle famiglie ha una casa di proprieta’ si suggerisce allo Stato di “vivere” in affitto?

Dott. Antonio Forte

 

Risposta: Ci sono sicuramente tutti i limiti di cui lei parla. Ma il problema, mi pare, non e' soltanto quello di uno Stato che deve vendere le sue proprieta', per incassare. Il problema e' che l'Italia e' l'ultimo Paese sovietico al mondo - piu' della stessa Russia - per la presenza dello Stato nell'economia. Quindi, piu' che privatizzazioni, ci vogliono liberalizzazioni, lo Stato che non faccia l'imprenditore (peraltro sempre protetto) e il mercato che si apra alla concorrenza. Staranno meglio sia lo Stato che i cittadini-consumatori: che poi si debba pagare il fitto per una residenza, non mi sembra un dramma.

AF 25/03/2007

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