Il bozzolo e la farfalla

A partire dal 1992 i politici italiani hanno cominciato a capire che era arrivato il momento giusto per cercare di aggiustare le nostre dissestate casse statali.

Si diede avvio ad una lunga fase di politica fiscale restrittiva per cercare di allineare i nostri conti a quelli delle altre nazioni sviluppate. L'obiettivo primario era quello di riuscire a far parte del primo gruppo di nazioni europee ad adottare la moneta comune. Bisogna però ricordare che una situazione come quella degli anni '80 (elevati deficit, debito in costante crescita, servizio del debito molto oneroso) non era sostenibile nel lungo periodo e quindi avremmo comunque dovuto porre rimedio agli squilibri contabili. Il Trattato di Maastricht ci diede un ulteriore incentivo in tal senso, ma ci costrinse a raggiungere obiettivi ambiziosi in tempi ristretti.

Cominciò così, a partire dal 1992, una decisa inversione di tendenza negli orientamenti della classe politica. Il risanamento divenne l'obiettivo primario nelle agende di tutti i Governi. Si cominciò sul serio a rispettare i vincoli di spesa delle Leggi Finanziarie e si susseguirono numerose manovre correttive per riaggiustare conti che, nonostante la buona volontà, non si riusciva a tenere a bada. Una tra le misure più note fu la famosa Eurotassa (varata dal Governo Prodi) che fu fondamentale per centrale l'obiettivo fatidico del 3% nel rapporto fra deficit e Pil.

Indubbiamente l'obiettivo del risanamento era un giusto traguardo da raggiungere, ma oggi, a mente fredda, forse qualche riserva sui metodi può essere avanzata.

Usando una metafora, si può dire che il bozzolo in cui era stretta la nostra economia, nella fase di transizione dalla dissolutezza al rigore, era un pò troppo stretto all'inizio e si è cercato di aprirlo troppo presto una volta raggiunto l'obiettivo. Mi spiego. Il periodo di tempo che i Governi hanno concesso alla nostra economia per aggiustare gli squilibri del bilancio statale è stato indubbiamente troppo breve. Dal 1992 al 1998 abbiamo cercato di capovolgere una situazione che si era creata a partire dagli anni '70. Hanno stretto troppo il bozzolo creando problemi nella fase di trasformazione. Quando però, con stupore di molti, si riuscì a centrare gli obiettivi, si fece uscire la farfalla anzitempo dal bozzolo. Si è creata così una economia che non riesce ad essere automaticamente virtuosa e che accusa gravi debolezze strutturali nel confronto con le altre economie europee.

A mio avviso sarebbe stata scelta più accorta quella di procedere ad un risanamento più graduale e duraturo. Si poteva anche ritardare di due o tre anni l'entrata nella Unione monetaria. Si sarebbe così evitata una politica dei redditi tanto restrittiva la quale ha richiesto alle famiglie italiane considerevoli sforzi economici. Questa riduzione dei redditi ha conseguentemente indotto una riduzione dei consumi innescando una ormai lunga fase di stagnazione (con una sola eccezione nel 2000). Forse la gradualità avrebbe permesso una miglior definizione delle politiche economiche. E' probabile inoltre che il mancato ingresso, sin dall'inizio, nella Unione monetaria avrebbe spinto la Lira verso un deprezzamento nei confronti dell'Euro dando così una ultima spinta alla economia italiana prima di trasferire per sempre la politica del tasso di cambio nelle mani della BCE.

Forse è solo fantaeconomia, ma ogni tanto riflettere sulle scelte recenti può essere utile per evitare il perdurare di errori strategici.

AF 12/11/2004

INTERVENTI