Economisti, Medici, Meteorologi

La crisi ha messo nell'occhio del ciclone gli economisti. Sono (siamo) accusati di non aver previsto la crisi, di non essere capaci di gestire la crisi, di basare gli studi su fondamenta che in realtà non sono scientifiche.

Penso sia interessante affrontare il problema, per cercare di "difendere" la categoria. O almeno cercare di preservare ciò che di buono è stato detto e fatto dagli economisti.

A tal fine credo sia illuminante (e divertente) un confronto tra economisti e medici e tra economisti e meteorologi.

Cosa si chiede ad un buon meteorologo? Di prevede con una certa approssimazione se domani ci sarà il sole, la pioggia, la neve, la nebbia, se tirerà un forte vento, se dovremo mettere i pantaloncini corti o i guanti. Insomma, ad un meteorologo chiediamo di darci qualche consiglio utile su come potrà evolvere il meteo nei prossimi giorni. E ad un economista? Ad un economista si chiede più o meno la stessa cosa: indicare con un certo grado di certezza ciò che potrà accadere nel futuro. Sembra che il ruolo delle due categorie sia identico: effettuare previsioni. Però, le somiglianze finiscono qui. I meteorologi hanno un vantaggio enorme rispetto agli economisti: il numero delle osservazioni! Quanti temporali, piogge, uragani, nubifragi, tempeste, trombe d'aria, grandinate e nevicate ci sono ogni anno sul nostro pianeta? Tutte queste decine-centinaia-migliaia di osservazioni rendono il compito dei meteorologi molto più facile di quello degli economisti. Quante crisi come quella attuale sono state studiate dalla scienza economica? Solo una! La famosa crisi del '29. Ma le differenze non finiscono qui. I meteorologi devono prevedere il verificarsi o meno di avvenimenti naturali, che si ripetono seguendo delle leggi prestabilite. Gli economisti invece devono prevedere il comportamento umano, che, salvo alcune grandi generalizzazioni, non è perfettamente prevedibile. Gli economisti possono esaminare solo pochi avvenimenti per cercare di prevedere qualcosa di poco prevedibile per sua natura. I meteorologi dispongono di molte osservazioni per prevedere qualcosa di "meccanico". E' evidente la intrinseca maggior complessità del lavoro di un economista.

Da questo confronto, però, viene fuori la più grave pecca della scienza economica negli ultimi anni: l'aver preteso di poter ricondurre l'economia (che in fondo studia il comportamento umano e le interazioni fra individui) ad un puro e semplice "sistema" matematico. E il problema è che questa idea solo ora comincia a scricchiolare. Personalmente sono sempre stato contrario alla eccessiva matematicizzazione e statisticizzazione dell'economia. Ma nel mondo accademico questa è l'idea dominante, o almeno lo è stata fino ad ora (gli ultimi premi Nobel forse aprono una breccia).

Con il primo confronto ho cercato di evidenziare la carenza di osservazioni disponibili. Carenza che rende molto difficile ogni tipo di previsione. Prevedere, in economia, non è impossibile (e infatti qualcuno è riuscito a prevedere qualcosa. Senza andare troppo lontano...leggetevi alcuni miei vecchi articoli: "Bush e l'Europa" - prevedevo nel 2004 la svalutazione del dollaro come medicina per curare gli squilibri americani. E' avvenuto e sta avvenendo anche in questo periodo - "Il petrolio? costa poco!" - nel settembre 2004 prevedevo il petrolio ben oltre i 100 dollari al barile, cosa poi avvenuta - "Declassamento" - questa è la ciliegina sulla torta! sempre del 2004. L'ultimo paragrafo evidenzia tutti i miei dubbi sulla tripla A degli Stati Uniti e al punto 3 sottolineo l'elevato livello di indebitamento delle famiglie americane. Si è visto, alla luce di ciò che è successo 3-4 anni dopo, che gli USA non erano l'economia più solida del pianeta. Una crisi era prevedibile.). Il problema è che, essendoci poche osservazioni da studiare, diventa molto difficile prevedere tempi e intensità dei fenomeni economici. A ciò si aggiunge che tali fenomeni non sono naturali, ma legati al comportamento umano. Che non è sempre prevedibile.

Il secondo confronto è tra economisti e medici. Cosa ci fa distinguere un buon medico da un cattivo medico? La sua capacità di curare e guarire il paziente. Per gli economisti vale la stessa regola: se un economista fornisce buone indicazioni per risolvere i problemi, allora è bravo. Anche in questo caso il numero di osservazioni disponibili e di strumenti a disposizione è fondamentale. Se un medico ha avuto già 50 pazienti con una determinata malattia allora sa come curare il cinquantunesimo senza sbagliare. Se poi, per la cura, dispone di molte medicine, che con l'evoluzione della ricerca diventano sempre più efficaci, allora il compito del medico diventa più agevole. L'economista sta meglio o peggio del medico? Sta peggio! Ancora una volta ha a disposizione poche osservazioni da studiare e su cui testare le cure e gli strumenti a sua disposizione non sono oggi molto più numerosi rispetto a decenni fa (sono probabilmente strumenti più precisi, più evoluti, ma sono più o meno gli stessi degli anni 30-40).

Eppure non si può certo affermare che gli economisti oggi siano stati poco bravi. Pur avendo a disposizione un solo case study, la crisi del 1929, sono riusciti a suggerire immediatamente le cure necessarie per evitare che la crisi del 2007-2008 si trasformasse in una catastrofe globale. E ci sono riusciti. Si è evitato il verificarsi di un tracollo generale e di una nuova depressione globale. Inoltre, nel corso della crisi, ci si è inventati nuovi strumenti (nuove medicine) per intervenire in modo diretto sul paziente. Provate a chiedere ad un medico di curare una malattia rara inventandosi un farmaco in pochi mesi. Non credo che ne sarà capace (con tutto il rispetto per i medici! I quali svolgono il lavoro più delicato in assoluto). E, anche in questo caso, i medici si confrontano con esseri non "pensanti" (virus, batteri ecc. ecc.) mentre gli economisti devono cercare di capire come curare i comportamenti degli uomini.

Al meteorologo non chiedete di intervenire affinché ci sia il sole durante l'estate o nevichi in montagna quando siete in vacanza. Invece, se ci pensate, è ciò che chiedete all'economista! Se arrivano le nuvole a coprire il sole della crescita, l'economista deve intervenire per scacciarle.

Se i medici non riescono a trovare i farmaci per una malattia rara possiamo solo arrenderci. Ma non facciamo lo stesso se si tratta di rarissimi eventi economici.

Per concludere: siate un po' più clementi con gli economisti! Apprezzate i loro sforzi nel cercare di capire la realtà (anche avendo a disposizione poche osservazioni) e la loro testardaggine nel cercare di fornire nuovi strumenti per risolvere le crisi.

Dio benedica gli economisti! :-)

AF 30/10/2009

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