Le lettere della crisi

La dinamica delle crisi economico-finanziarie viene usualmente stilizzata attraverso l’utilizzo di alcune lettere dell’alfabeto. In questo modo si cerca di spiegare nel modo più elementare possibile quali possano essere i possibili scenari. Ovviamente, anche la crisi in corso non ha fatto eccezione e, quindi, gli economisti stanno cominciando a dibattere sul tipo di crisi che stiamo affrontando: ci attende una crisi a “V”, a “U” oppure a “L”?

La crisi a “V”, tipica degli ultimi decenni, è una crisi che dopo una recessione registra immediatamente una robusta ripresa. La crisi a “U”, invece, è caratterizzata da una fase di stazionarietà, più o meno lunga, che segue la recessione e precede la crescita. La crisi a “L” è la peggiore delle tre. In questo caso, dopo la recessione, l’economia si stabilizza ad un determinato livello e lì rimane per un lungo periodo (è il caso del Giappone durante gli anni Novanta).

I policy makers stanno operando affinché la crisi a “L” venga scongiurata e si prefiguri uno scenario a “V”, caduta e rimbalzo immediato, oppure ad “U”, ma riducendo al minimo la durata del periodo piatto (cioè la distanza fra caduta e risalita).

È difficile indicare quale sia lo scenario che rappresenta meglio la situazione attuale. Infatti, all’inizio della crisi in molti ritenevano di dover esaminare e fronteggiare solo una crisi finanziaria che non avrebbe avuto alcun impatto sull’economia reale. Quindi, non ci sarebbe stata recessione. Quando i dati hanno cominciato a confutare questa teoria, si è detto che la crisi sarebbe stata breve, cioè si credeva nello scenario a “V”. Si aveva fiducia nella possibilità di superare in breve tempo la crisi. Adesso, con il passare dei mesi, si tende a favorire lo scenario a “U”. Infatti, già da 2-3 trimestri le economie stanno indietreggiando (il PIL decresce) e le previsioni sull’inversione del ciclo (cioè sul momento in cui si ritornerà a crescere) vengono sempre più differite nel tempo. Le ultime  stime indicano il 2010 come anno di svolta. Quindi, gli ultimi dati dipingono come più probabile la crisi ad “U” (ma il dibattito è ancora aperto…).

In questi giorni, però, sui mercati finanziari sembra ritornata la fiducia. È già da 4-5 settimane che le Borse salgono con un certo vigore. Si è abbastanza concordi nel ritenere che i mercati finanziari anticipino il ciclo economico di 6-9 mesi. Quindi, se le Borse salgono oggi, vuol dire che si ritiene certa la risalita dell’economia tra fine 2009 e inizio 2010. Ma la risalita delle Borse è diventata un po’ troppo brusca e ciò comincia a far sorgere qualche dubbio. Infatti, sembra che ci sia troppo ottimismo e che forse tale ottimismo sia in parte infondato. E allora, ecco aprirsi un nuovo scenario. Alcuni economisti ritengono che questa fase positiva dei mercati finanziari e la futura ripresa dell’economia reale rappresentino e rappresenteranno solo la prima fase di una crisi a “W”. Cioè, inizia a diffondersi la preoccupazione che dopo un periodo di ripresa la situazione possa peggiorare nuovamente.

Per capire se vivremo in una “U” o in una “W” dovremo attentamente osservare l’andamento di alcuni indicatori macroeconomici (come ad esempio il numero di disoccupati negli USA, l’andamento dei consumi, il costo delle materie prime, la produzione industriale). Se inizierà a manifestarsi un rallentamento abbastanza marcato nel deteriorarsi della crisi (ma dovrebbero essere tutti gli indicatori a cambiare l’impostazione) è probabile che tutto il sistema economico riprenda vigore e che sia l’ipotesi “U” a prevalere. Ma se solo alcuni indicatori segnassero miglioramenti, mentre altri dati continuassero a manifestare un andamento piatto o recessivo dell’economia, allora prenderebbe corpo l’ipotesi “W”. Significherebbe che il probabile miglioramento del ciclo economico si rivelerà effimero e che ci attenderà, dopo una breve pausa positiva, un altro periodo di profondo buio prima di poter tornare a rivedere la luce di una vera ripresa.

AF 25/04/2009

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