Tanto tuonò...che arrivò la recessione

Va tutto bene! Ormai sembra che niente sia più incerto di ciò che è certo. Anche i numeri sono diversi da quelli che sono. Mi riferisco ai pessimi dati sull'andamento del PIL italiano. Chi studia economia sa che se in due trimestri consecutivi il Pil fa segnare una contrazione (cioè la variazione percentuale è negativa) si è in recessione.

In Italia ciò si è verificato negli ultimi 2 trimestri, ma il Governo non vuole sentire parlare di recessione. Al massimo il Presidente del Consiglio si preoccupa per una futura stagnazione.

Ormai siamo alla frutta. Dopo che per quattro anni non si è fatto niente i nodi stanno venendo al pettine. E' inutile continuare a dire sempre le stesse cose. Bisogna smettere di parlare e cominciare ad agire, ma da quello che si vede anche la speranza è già morta. Il mitico provvedimento per rilanciare l'economia doveva essere presentato entro la prima settimana di gennaio. Ad oggi si sta ancora aspettando. Quindi, non solo le misure in esso contenute sono molto blande se confrontate con quelle di altri Paesi europei, ma si continua inesorabilmente a perdere tempo.

La diga delle una tantum è finita, la speranza di una ripresa delle esportazioni è alquanto labile, la ripresa endogena è una pia illusione. Ci aspettano mesi terribili. I conti pubblici inizieranno ad andare alla deriva e nulla potrà arginarli. I tagli fiscali, che non sono serviti a nulla, andranno ad aggravare la situazione. L'Euro si mantiene forte e questo penalizza le tradizionali esportazioni italiane. A ciò si aggiunge la straripante concorrenza cinese (e non solo cinese). Insomma, non ci possiamo attendere nulla di buono dalle esportazioni. Inoltre la situazione interna è al collasso. Contratti bloccati, sindacati che richiedono la luna, opposizione di nuovo allo sbando, un manipolo di incapaci al governo della nazione, sistema produttivo allo sbando, industrie che se non sono in crisi vuol dire che sono già chiuse.

Come se non bastasse, nei dibattiti politici si continua a parlare sempre delle stesse cose. Cuneo fiscale, abbattimento delle aliquote fiscali, riduzione del costo dell'energia...ma se gli imprenditori non sanno cosa produrre, perchè si sono cullati per due decenni, a cosa servono tutte queste misure?

Bisogna innovare le produzioni, bisogna rendere più veloce la transizione da una economia basata su produzioni tradizionali ad una terziarizzata e orientata verso produzioni tecnologiche. Certo, detto così può sembrare facile, ma se nessuno stimola, se nessuno si muove, se nessuno ci prova allora accontentiamoci della stagnazione (se va bene...).

Eppure nel breve periodo si potrebbe fronteggiare la situazione con provvedimenti mirati in alcuni settori. 1) rilanciare alla grande il turismo. E' inconcepibile che la Francia e la Spagna attirino più turisti dell'Italia! Cosa si è fatto di concreto in questo campo? Poco o niente. Ognuno va per conto suo. Eppure il turismo potrebbe produrre molta ricchezza; 2) se ci vuole troppo tempo per la transizione e se noi non siamo capaci di farlo, attiriamo investimenti dall'estero. Si deve favorire l'arrivo di imprese straniere in Italia. L'importante non è l'italianità delle imprese. L'importante è far insediare nuove imprese in modo tale da creare nuove opportunità di lavoro. C'è bisogno di più concorrenza, di più imprese estere, di un ambiente più competitivo e di un sistema nazionale più attraente!

Speriamo che qualcuno si dia una mossa.

AF 20/05/2005

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