In Italia
la Banca Centrale
ha riserve auree per un valore di circa 38 miliardi di euro. Queste riserve, i
famosi lingotti, erano custoditi a difesa della moneta nazionale e molto spesso
sono stati utilizzati anche come argine contro le oscillazioni dei cambi. Dal
1999, grazie alla moneta unica, abbiamo eliminato i problemi con i tassi di
cambio e questi lingotti stimolano un certo appetito,
soprattutto tra i politici. In questi giorni alcuni uomini di Governo e lo
stesso Primo Ministro Romano Prodi hanno avanzato l'ipotesi di utilizzare in
qualche modo queste riserve. Sembra che l’obiettivo primario sia quello di
utilizzare il ricavato della vendita dell’oro per ridurre il debito pubblico.
In realtà si riuscirebbe ad abbattere solo una piccola parte del debito. Per
essere chiari è bene richiamare qualche cifra: le riserve in oro hanno un
valore, come già detto, di quasi 40 miliardi di euro mentre il debito pubblico
è pari a circa 1.640 miliardi di euro. Si ridurrebbe il debito a “soli” 1.600 miliardi. Inoltre non si pagherebbero più gli interessi sul debito
rimborsato. L'operazione, come visto, sarebbe di poco conto se consideriamo la
reale entità del debito pubblico italiano. Non sembra molto utile. Si possono,
inoltre, evidenziare altri limiti:
1) In primo luogo bisognerebbe
sciogliere la matassa fra Stato, Banca
d'Italia e BCE. Di chi è quell'oro? Si potrebbero richiamare accordi, trattati,
articoli...si perderebbe tempo. Fatto sta che riuscire a capire chi può
utilizzare quell’oro è un problema. Formalmente è della Banca Centrale, e
solo lei può gestirlo (visto che gode di piena autonomia gestionale e
finanziaria). Ma
la Banca Centrale
, fatta salva la sua indipendenza, è comunque una istituzione al servizio dei
cittadini. E i cittadini sono rappresentati dal Parlamento. Ma il Parlamento può,
con una legge, obbligare
la Banca Centrale
a vendere l'oro? In altri Stati sia
la Banca Centrale
Nazionale, sia
la Banca Centrale
Europea hanno negato questa possibilità. Insomma, una situazione un po'
ingarbugliata.
2) Vista la storia italiana,
l'operazione sembra proprio una tipica misura tampone. Dopo 1 o 2 anni il debito
sarebbe nuovamente al punto di partenza, se non addirittura più alto, e non
avremmo più neanche l'oro! Bella conquista!
Nonostante questi limiti, però,
avere 38 miliardi di euro in oro non mi sembra molto efficiente! Li si potrebbe
usare in modo molto più profittevole. Propongo questa idea:
la Banca
d'Italia non può finanziare lo Stato (lo vietano gli statuti europei del SEBC),
ma Stato e Bankitalia possono raggiungere un accordo:
la Banca
Centrale
vende l'oro, acquista titoli di stato di Paesi della zona Euro (da un lato non
si configura come finanziamento allo Stato italiano e contemporaneamente è un
investimento privo del rischio tassi di cambio) e versa annualmente il valore
degli interessi allo Stato.
La Banca
d’Italia conserva inalterato il valore della sue riserve e lo Stato si crea
una rendita.
Investendo 38 miliardi al tasso del
4% (tasso medio a cui oggi si può investire in Europa) si avrebbero annualmente
un po' più di 1,5 miliardi di euro di interessi. Non è moltissimo, vista la
situazione italiana, ma mi sembra una idea perseguibile. Per non dispiacere nessuno si potrebbe destinare il 10% degli interessi alla
Banca Centrale per incrementare le riserve. Così sia Draghi che Prodi possono
dormire più tranquilli.
Questa rendita può essere
utilizzata per vari scopi: la si può usare per scopi sociali, per finanziare
infrastrutture materiali, la si può destinare all’Università e alla ricerca
o si può trovare qualche altra destinazione.
Ma
usare le riserve per ridurre il debito potrebbe essere uno spreco! Sarebbe
sufficiente una attenta politica fiscale e in pochi anni avremmo un rapporto
debito-Pil molto più basso dell’attuale senza dilapidare una importante
risorsa.
A me l'idea piace (le mie idee mi piacciono
molto!;)).