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Keynes e keynesiani

 

Origine: Gran Bretagna

Periodo di nascita: prima metà XX secolo

Maggiori esponenti: John Maynard Keynes (Gran Bretagna), Joan Robinson (Gran Bretagna), Nicholas Kaldor (Gran Bretagna), Hyman Philip Minsky (USA), James Tobin (USA), Paul Samuelson (USA), John Richard Hicks (Gran Bretagna), Alvin Harvey Hansen (USA).

La Grande Depressione, oltre ad essere uno dei fenomeni economici più studiati di tutti i tempi, è anche uno spartiacque fondamentale nella storia del pensiero economico. Il suo manifestarsi mise in evidenza una profonda discrasia tra le teorie classiche di equilibrio dei mercati e la realtà economica. La crisi globale mostrò che i mercati non riuscivano a raggiungere in modo autonomo un equilibrio di pieno impiego dei fattori. Per uscire dalle secche in cui era caduto il pensiero economico fu necessaria l’”invenzione” di una nuova teoria, quella keynesiana. Infatti, il pensiero di Keynes fu il frutto delle sue riflessioni sulla crisi degli anni Trenta. È pur vero che la fortuna di questa teoria economica si è avuta qualche decennio più tardi, ma le ricette che Keynes propose con le sue opere nascono proprio dagli avvenimenti del ’29.

Secondo l’economista inglese il messaggio chiaro della Grande Depressione era che i mercati non riescono a raggiungere un livello di massima produzione e, quindi, di piena occupazione. Inoltre, la flessibilità di prezzi e salari insita nei modelli classici, e necessaria per ristabilire l’equilibrio in caso di scostamenti dai livelli di produzione ottimali, non era né verificata né realizzabile nella realtà. Soprattutto lo rigidità dei salari a ridursi in caso di recessioni rendeva di difficile soluzione il problema della disoccupazione. Per Keynes le economie potevano benissimo trovare un equilibrio con alta disoccupazione, contrariamente a quanto prospettato dai classici, proprio perché il meccanismo di aggiustamento “automatico” tramite la riduzione dei salari non era realizzabile nel mondo reale (ruolo dei sindacati e contratti stabiliti per più anni erano alla base della rigidità dei salari verso il basso).

Per ovviare a queste rigidità e per ridurre i problemi occupazionali, Keynes proponeva una politica fiscale attiva. Non potendo verificarsi l’aggiustamento tramite salari, bisognava agire sulla domanda aggregata per eliminare gli squilibri. In generale politica monetaria e fiscale attiva potevano essere utili per ridurre i disequilibri nei mercati, ma la politica monetaria aveva un limite evidente nella cosiddetta trappola della liquidità. In questo caso anche essa avrebbe perso efficacia. Per questo motivo Keynes poneva l’accento sulla politica fiscale. Un incremento della spesa pubblica avrebbe permesso un incremento dei livelli di reddito e di produzione riavvicinando la domanda complessiva al suo livello massimo e, di conseguenze, facendo crescere anche la produzione e l’occupazione. In questo modo, con un intervento diretto dello Stato, si poteva ovviare al mancato riequilibrio dei mercati. La domanda aggregata, infatti, come Keynes cercò di far notare, era legata a diversi fattori (propensione al consumo, investimenti, preferenza per la liquidità) che non potevano essere considerati alla stregua di variabili ad aggiustamento automatico. Di conseguenza, anche la domanda aggregata non si auto-aggiustava, come indicavano i suoi predecessori.

La teoria keynesiana ha avuto successo a fasi alterne e ritorna di moda quando le economie sono in stallo o in recessione. Gli shock petroliferi degli anni Settanta sono stati per i keynesiani ciò che la Grande Depressione è stata per i classici: le conseguenze degli shock misero in discussione anche la visione di Keynes, la cui teoria non era in grado di spiegare l’alta inflazione con l’alta disoccupazione che caratterizzavano quegli anni. Nonostante ciò, la teoria keynesiana, riveduta e corretta, è ancora oggi ampiamente al centro dei dibattiti economico.

Da ricordare, infine, tra gli economisti di questa scuola, sono John Richard Hicks e Alvin Harvey Hansen. Dovrebbero essere particolarmente famosi tra gli studenti di economia perché la loro sintesi della teoria keynesiana diede vita al famoso modello IS-LM.

 

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